Cura i tuoi reni per proteggere il tuo cuore

Da molti secoli era già noto un collegamento tra cuore e reni. Infatti in un antico papiro cinese era scritto :“I reni passano la malattia al cuore”. Gli stessi egiziani, ai tempi della dinastia dei faraoni, quando procedevano alla mummificazione affinché il corpo conservato potesse soggiornare serenamente nell’aldilà’, mantenevano all’interno del cadavere solo il cuore, centro della vita, e i reni, mentre tutti gli altri organi venivano asportati, essiccati e posti in appositi vasi a fianco del sarcofago.

Solo in questi ultimi anni studi osservazionali sulla popolazione affetta da malattia renale cronica ha consolidato la esistenza di un reciproco rapporto fra cuore e rene. Infatti soltanto una piccola percentuale di pazienti affetti da insufficienza renale cronica progressiva giunge allo stadio terminale (Dialisi) in quanto la mortalità per rischio cardiovascolare maggiore, quali infarto ed ictus, è molto elevata. Per converso i pazienti affetti da cardiopatia sono più esposti al danno renale. Si è inoltre osservato che una diagnosi precoce della malattia renale e una tempestiva terapia con farmaci renoprotettori non solo e’ in grado di arrestare la evoluzione della insufficienza renale, ma anche di ridurre sensibilmente il rischio cardiovascolare. La spiegazione di questo fenomeno è che il rene malato innesca una serie di cascate metaboliche che portano ad una aterosclerosi precoce ed accelerata dei vasi arteriosi, specie a carico delle coronarie del cuore e di quelle del cervello. In aggiunta il paziente nefropatico ha una altissima percentuale di ammalarsi di ipertensione arteriosa, la quale è riconosciuta come il maggiore fattore di eventi cardiovascolari.

Due sono i principali esami per riconoscere la esistenza di una malattia renale oltre ad un semplice esame delle urine:

  • La presenza di microalbumina nelle urine 

  • Il dosaggio della creatinina nel sangue

La positività di questa proteina nelle urine è indicatore di danno renale ed è di facile riscontro anche negli ipertesi e diabetici. E’ considerata un fattore indipendente di rischio cardiovascolare, anche in assenza di insufficienza renale e la percentuale di infarto ed ictus aumenta con il peggiorare della albuminuria. Il dosaggio della creatinina nel sangue misura la funzione renale attraverso la applicazione di diverse formule matematiche che tengono conto anche della età, del peso e della altezza del paziente. E’ stato riconosciuto che il valore al di sotto di 60 ml/ m’ rappresenta “ il punto di non ritorno” per cui non solo la insufficienza renale progredisce ma il rischio cardiovascolare aumenta consensualmente con il peggiorare della funzione renale e indipendentemente dalla presenza o meno di albuminuria. La identificazione precoce di questi due parametri, soprattutto in pazienti a rischio quali ipertesi, diabetici e cardiopatici, permette di instaurare una efficace terapia attraverso l’uso dei cosiddetti farmaci renoprotettori , i quali sono in grado non solo di rallentare la velocità di progressione della insufficienza renale ma ridurre la mortalità per infarto ed ictus.

Ci risentiamo per la prossima settimana con il prossimo articolo!

Un caro saluto, dott. Roberto Frizzi.

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