Rene e Scompenso cardiaco: un reciproco aiuto
Il termine clinico è “sindrome cardiorenale”e sta ad indicare una situazione in cui la disfunzione di uno dei due organi (cuore e rene) è in grado di “trascinare” l’altro in maniera negativa. In pratica peggiorando il cuore peggiora il rene, oppure peggiorando il rene si aggrava il cuore. L’intervento congiunto del cardiologo, nefrologo e medico di base permette di migliorare la funzione di entrambi gli organi assicurando una prognosi migliore a questi pazienti. Questo intimo rapporto fra cuore malato e rene è dimostrato dal fatto che in circa il 60% dei pazienti con scompenso cardiaco è presente una riduzione della funzione renale e la severità del danno renale condiziona , poi , la sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca.
Che cosa è lo scompenso cardiaco: è il risultato di alcune patologie cardiache come l’infarto, le valvulopatie , la cardiopatia ipertensiva etc, che determinano una riduzione della capacità contrattile del muscolo cardiaco, incapace di pompare una adeguata quantità di sangue e di ossigeno ai vari organi, tra i quali il rene, che essendo molto bisognoso di sangue è l’organo che ne soffre maggiormente.
I sintomi dello scompenso cardiaco sono vari: stanchezza, fatica a respirare sia per sforzi modesti che a riposo, una fame d’aria che si accentua di notte e che costringe il paziente a stare seduto sul letto, tosse stizzosa, edemi alle gambe e aumento del peso corporeo . Tutti questi sintomi sono causati da una ritenzione di acqua e di sale per la diminuita forza del cuore. In più la contemporanea presenza di una insufficienza renale aggrava questa ritenzione di liquidi per cui la vecchia raccomandazione di “bere molto per urinare molto” risulta estremamente pericolosa perché peggiora lo stato del cuore e poi dei reni.
Il trucco per evitare questa situazione è innanzitutto fissare un “peso secco” cioè quel peso target dove vi è un equilibrio dei liquidi corporei, quindi assenza di edema sia alle gambe che ai polmoni e dei sintomi precedentemente descritti. Stabilito ciò occorre istruire il paziente a mantenere un diario dove verrà annotato quotidianamente il peso corporeo consentendo variazione in più o in meno di circa due kg.
Per mantenere questo “peso secco “ è quindi necessario ridurre i liquidi per bocca, fare attenzione alle minestre troppo brodose, al sale nella dieta, ad un eccessivo consumo di frutta e verdura ricche di acqua, e nel caso di un aumento ponderale al di sopra dei 2 kg potenziare la terapia diuretica già prescritta.
Con queste semplici istruzioni i nostri pazienti scompensati ridurranno la frequenza dei ricoveri, migliorando la loro qualità di vita e cuore e rene saranno più protetti.
Buona lettura e ci rivediamo la prossima settimana.
Un saluto, Dott. Frizzi Roberto.